La carie

come riconoscerla e perché rivolgersi a dei professionisti

Cos’è una carie dentale

La carie è una lesione del dente causata dalla presenza di sostanze acide di derivazione batterica ed inizia sempre con una piccola demineralizzazione dello superficie dello smalto (che è un minerale al 99%). Quando i batteri, attraversato lo spessore dello smalto, si approfondiscono ulteriormente all’interno della dentina, si determina la carie, ovvero una lesione del tessuto biologico vera e propria.

Come riconoscere una carie

La carie è una delle patologie dentali più diffuse (si stima colpisca circa il 90% della popolazione mondiale), e può colpire sia i denti “da latte”, sia quelli permanenti. Pertanto la prevenzione mediante una corrette igiene del cavo orale fin da bambini e un controllo periodico presso lo studio dentistico, è fondamentale per mantenere una dentatura il più possibile sana nel tempo.

E’ importante che l’igiene orale domiciliare sia eseguita in modo corretto per la rimozione di residui di cibo e soprattutto della placca batterica sia dalla superficie masticatoria che dal colletto del dente, infatti i batteri in queste zone possono creare sia una lesione dello smalto (carie) che un’infiammazione dei tessuti parodontali.

Inoltre, riconoscere una carie nel suo stadio iniziale permette di intervenire appena l’elemento dentario viene attaccato dai batteri e dagli acidi da loro prodotti. In questa fase infatti, è ancora possibile rimuovere la carie e otturare la superficie dentale in maniera minimamente invasiva con tecniche micro-restaurative. É fondamentale poter curare il dente cariato prima che la carie diventi profonda sino a penetrarne la polpa dentale.

Tutto ciò permette di evitare terapie più invasive come devitalizzazioni, ricostruzioni complesse o corone protesiche totali.

Solitamente la carie iniziale si presenta come una zona ipercromatica (ovvero più scura) in corrispondenza dei solchi dentali dei denti posteriori, che sono quelli che più difficilmente si raggiungono con le metodiche di igiene orale domiciliare.

Vi sono però alcune carie che si presentano tra un dente e l’altro, più difficili da individuare. Per riconoscere questo tipo di carie infatti occorre un occhio esperto che possa diagnosticarle la minima variazione di traslucenza dello smalto in corrispondenza della carie oppure avvalendosi di un esame radiografico.

Come capire se si tratta di carie o macchie al dente

In presenza di una zona scura del dente la diagnosi tra una zona di pigmentazione o di una carie viene diagnosticata dall’odontoiatra con un’apposita sonda molto appuntita che in presenza di una carie attraversa lo spessore dello smalto e si approfondisce nella sottostante dentina.

I sintomi della carie

La sintomatologia della lesione cariosa può essere estremamente soggettiva: alcune persone non avvertono nessun tipo di dolore, altre, soprattutto quando la carie è in fase avanzata, percepiscono fastidio/dolore consumando cibi e bevande zuccherate o acide o fredde o calde.

Quando il dolore diventa sempre più forte sino a trasformarsi in un dolore lancinante, continuo o pulsante, significa che la carie ha compromesso la polpa dentale dando luogo ad una pulpite o ad un ascesso.

Questo è il tipico dolore da pulpite che va trattato con la devitalizzazione del dente. Talvolta dopo la pulpite il dente torna ad essere completamente silente, questo è il caso della necrosi pulpare che va comunque trattata endodonticamente.

Tutti i tipi di carie: perchè non sono tutte uguali

La patologia cariosa si può classificare in base alla zona di insorgenza nel contesto dell’anatomia dell’elemento dentale. In particolare possiamo distinguere:

  • Carie interprossimale o interdentale: si sviluppa tra un dente e l’altro ed è spesso causata dal mancato utilizzo del filo interdentale.

  • Carie radicolare: si sviluppa sotto il margine gengivale. È frequente nelle persone portatrici di recessioni gengivali da molti anni e nei pazienti con parodontite non trattata, per la continua esposizione della superficie radicolare alla contaminazione batterica. Queste sono le carie più complesse da trattare.

  • Carie “del colletto” o cervicale: si presentano in soggetti con recessioni gengivali o in caso di poca detersione nelle zone posteriori dove tende ad accumularsi molta placca batterica. Spesso in questa zona sono anche associate a gengivite per la presenza di placca.

  • Carie del solco: generalmente le carie delle superfici occlusali interessano le prime due decadi di vita e sono dovute alla tipologia e quantità di placca batterica e alle caratteristiche dello smalto.

Cos’è la carie interdentale

La carie, presente nel punto di contatto tra due denti, può essere diagnosticata radiograficamente e il più delle volte può essere fermata con specifica profilassi e igiene orale.

L’origine di queste carie e molto frequente e deriva soprattutto dall’insufficiente utilizzo del filo interdentale, specie nelle prime due decadi di vita. Il filo interdentale infatti, se usato correttamente, permette di detergere gli spazi interdentali prevenendo la decalcificazione.

Quando parliamo di carie occlusale

La carie del solco occlusale è la più facile da diagnosticare perchè visibile ad occhio nudo. Generalmente queste carie avvengono in corrispondenza di solchi dei molari e premolari ed interessano le prime due decadi di vita. Esse sono dovute alla tipologia e quantità di placca batterica e alle caratteristiche dello smalto di ciascuno. Questo diverso grado di capacità di sviluppare carie (detto cariogenicità) è il motivo per cui alcune persone possono essere più esposte alla carie rispetto ad altre, ed è per questo che nei bambini con solchi profondi talvolta si preferisce sigillarli preventivamente, così da prevenire una eventuale contaminazione batterica.

Carie secca, cosa si intende

La carie secca è una carie che ha iniziato il suo processo, ma che si è poi arrestata per una diminuzione degli agenti patogeni stabilizzandosi nel contesto dello smalto. Visivamente di presenta come un punto scuro spesso nei solchi dei molari.

Va comunque tenuta sotto controllo affinché non si approfondisca ulteriormente.

Quando si tratta di carie profonda

Una volta che una carie abbia superato lo smalto e raggiunto la dentina, può approfondire velocemente lasciando delle pareti sottili di smalto che, indebolito, tende a fratturarsi e cedere.

Generalmente viene avvertita o per dolore con cibi freddi/caldi/dolci/acidi o per dolore spontaneo da pulpite.

Molte volte occorre ricorrere a trattamenti endodontico-restaurativo-protesici per ripristinare l’elemento dentario compromesso

Se la carie è superficiale

Quando la carie è superficiale coinvolge prettamente il contesto dello smalto. Generalmente è asintomatica e si sviluppa prevalentemente negli spazi interdentali o nei solchi dei molari.

Quando la carie è grave

Una carie è considerata grave quando la distruzione dei tessuti mineralizzati del dente (smalto e dentina) è così severa da ridurne la resistenza meccanica alla masticazione e da provocare un notevole danno estetico.

In genere una carie grave è una carie di tipo penetrante che ha compromesso la vitalità del dente e che pertanto richiede la sua devitalizzazione, la terapia canalare e la ricostruzione con una corona protesica dentale.

La carie più grave, chiamata carie destruente, si diagnostica quando la distruzione del corona del dente e della sua radice non può essere restaurata in modo predicibile con alcuna tecnica rendendo così necessaria l’estrazione del dente.

Carie radicolare: cosa significa

La carie radicolare si sviluppa sotto il margine gengivale, ovvero sulla radice del dente. Generalmente essa è frequente nelle persone affette da parodontite poiché in questi pazienti il livello del margine gengivale si abbassa esponendo la radice alla contaminazione batterica.

Sono le carie più complesse da trattare per la difficoltà di accesso pertanto spesso occorre trattarle nel contesto di un piccolo intervento chirurgico che serve a spostare la gengiva che copre la lesione sollevandola (tecnica di allungamento di corona). La complessità del trattamento deriva anche dalla necessità di modificare la normale festonatura dei margini gengivali per impedire che il restauro determini una violazione delle fibre dell’attacco dei tessuti parodontali.

Quando si parla di carie sottogengivale

Si parla di carie sottogengivale quando la demineralizzaizione approfondisce all’interno del sigillo della gengiva intorno al dente.

In alcune situazioni è sufficiente sollevare i tessuti gengivali, rimuovere la carie, eseguire l’otturazione e ristorare semplicemente i tessuti. In altre situazioni è necessario eseguire un allungamento della corona clinica mediante il sollevamento dei tessuti gengivali, asportare una piccola parte dell’osso peri-radicolare e chiudere i tessuti più apicali. In altri casi bisogna procedere con l’estrazione dentale.

Carie al dente del giudizio: cosa fare

La carie del dente del giudizio può manifestarsi in elementi erotti completamente, quindi non è molto dissimile dalle carie dei solchi dei molari, oppure può presentarsi in elementi inclusi nella mucosa per difficoltà nella detersione dell’elemento.

Può coinvolgere anche i denti subito davanti in caso di malposizionamenti dentali a carico dei denti del giudizio. Spesso se i denti sono mal orientati si preferisce l’estrazione del dente del giudizio. Nel caso invece in cui i denti del giudizio siano correttamente in arcata e non ci siano problemi nella loro detersione si procede alla cura della carie.

Carie ai denti da latte

Lo smalto dei denti da latte è più sottile e meno mineralizzato di quello dei denti permanenti pertanto si caria più facilmente. I bambini inoltre tendono a mangiare più dolci e ad essere più pigri nell’igiene quindi è importante monitorare la situazione ed abituarli all’igiene orale domiciliare sin da piccoli.

La cura della carie

La cura della carie consiste nella rimozione di tessuto contaminato (smalto o dentina) con apposite frese, la disinfezione della cavità e il sigillo di quest’ultima con appositi materiali resinosi modellabili.

La carie iniziale o medio avanzata può essere trattata mediante il sigillo di questa mentre quando inizia a diventare destruente occorre ricorrere ad ricostruzioni più avanzate, valutando anche la necessità di un trattamento endodontico se la carie è molto prossima alla polpa.

Le metodiche conservativo-protesiche per trattare questi tipi di carie sono l’intarsio e la corona.

L’intarsio

L’intarsio è un manufatto protesico che viene elaborato dal laboratorio odontotecnico, sulla base di una preparazione eseguita dall’odontoiatra, che modella la parte mancante del dente in questione e che poi viene cementata sul dente.

L’intarsio può interessare una o più pareti del dente ed una o più cuspidi ed in tal caso potrà chiamarsi inlay quando le cuspidi residue sono maggiori di 2 mm e quindi possono essere conservate, onlay se una delle cuspidi è inferiore ai 2 mm e quindi deve essere abbattuta e ricreata con l’intarsio, overlay quando tutte le cuspidi vengono sostituite con l’intarsio che andrà a costituire tutto il tavolato occlusale.

I materiali in cui viene fatto un intarsio possono essere diversi, come: composito, compositi con riempitivi in ceramica o zirconia, ceramica, disilicato di litio o zirconia (poco usato). Attraverso l’intarsio abbiamo il vantaggio della maggior durezza dei materiali con cui viene ricostruito il dente soprattutto per quanto riguarda il disilicato di litio e riduciamo al minimo la contrazione da polimerizzazione che inevitabilmente coinvolge tutte le resine polimerizzabili, quindi con minor rischio di infiltrazioni secondarie nel tempo.

L’intarsio è molto più conservativo della corona.

La corona

La corona o “capsula” invece prevede un sacrificio biologico maggiore andando a ridurre circumferenzialmente tutto l’elemento dentale, che se affetto da carie destruente sarà perlopiù ricostruito, e va a ricoprirlo nella sua interezza fino al margine gengivale.

I materiali più utilizzati oggi sono la zirconia, la ceramica e la metallo ceramica. Le corone vengono poi cementate con cementi appositi.

Otturazione della carie: come funziona

L’otturazione (o riempimento) dentale è una procedura odontoiatrica attuata per restaurare i denti danneggiati da processi cariosi, ripristinando struttura, morfologia ed integrità. L’otturazione dentale è sempre anticipata dalla rimozione del danno e dall’accurata disinfezione della zona.

Dopo una serie di interventi adesivi che permettono l’adesione del materiale al dente sfruttando la biologia del substrato dentale, si procede con il riempimento della cavità e la ricostruzione di pareti e cuspidi danneggiate tramite piccoli incrementi che vengono polimerizzati con una luce catalizzante.

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